I PVQ o Punti Verde Qualità sono nati con una riforma abrogata nel lontano 95, vengono definiti come spazi aperti in verde finalizzati a migliorare e riqualificare le periferie sia della capitale che di molte altre città italiane.
I Punti Verde Qualità ed i centri sportivi hanno dato origine a non pochi dibatti e contrasti tra i Comuni e gli appaltatori a cui sono stati affidali gli incarichi di gestione delle aree di proprietà comunali. Uno dei casi più eclatanti è stato, senza ombra di dubbio, quello della capitale.
Il sindaco di Roma, Rutelli, nel lontano 1995, decise di promulgare la creazione di oltre 75 spazi verdi, lo scopo era sostituire aree, appartenenti al Comune, e riqualificarle come aree di pubblica utilità, rivestendoli come oasi verdi a disposizione di tutta la cittadinanza.
Purtroppo, negli ultimi 17 anni, si sono realizzati solamente sedici punti verdi e sono in futura realizzazioni altri dieci. La complessa burocrazia ha fermato la costruzione di altri spazi, la polizia è intervenuta arrestando diversi dipendenti pubblici che cedevano appalti ai costruttori, in questo modo la concretizzazione dei lavori è stata pressoché bloccata.
Ma cosa sono i PVQ precisamente? Sono zone di proprietà del Comune e di tipo protetto, la loro realizzazione viene garantita tramite l’emanazione di bandi pubblici, allo scopo di assegnare il lavoro di attuazione ad imprese private che avranno il compito di modificare queste aree trasformandole in parchi. La delibera comunale 169 approvata il 2 agosto 1995 ha deliberato l’assegnazione dell’appalto al concorso pubblico e le aree da bonificare.
Il progetto termino velocemente i fondi messi a disposizione, per cui alle fine degli anni novanta si rese necessario trovare il modo per racimolare del denaro per l’effettuazione dei PVQ. Pertanto, a tale scopo, vennero concessi ai privati, in cambio di fondi, i permessi di costruzione, adiacenti all’area, per palestre, zone fitness ed attività commerciale finalizzate a fornire servizi ai cittadini.
Il rapporto che intercorre tra l’impresa appaltatrice ed il Comune dura 33 anni e comprende una convenzione che permette all’impresa di svolgere, oltre alle mansioni di costruzione anche la bonifica dell’area trasformandola a PVQ. I relativi lavori di manutenzione sia ordinaria che straordinaria che garantiscono che tutti i manufatti presenti all’interno delle aree verdi restino di pertinenza del Comune.
Inoltre, la convenzione stabilisce che l’impresa vincitrice dell’appalta dovrà essere, obbligatoriamente, l’unica responsabile dell’area PVQ, tuttavia potrà però avvalersi dell’appoggio di altre società per gestirlo nella maniera più opportuna, alla fine della realizzazione dell’area, spetta all’amministrazione competente verificarla constatando che sia stati rispettati tutti i parametri richiesti.
Negli anni a seguire, tutte le delibere approvate dal Comune sono state votate a maggioranza in quanto i fondi erano totalmente di provenienza privata. Il comune di Roma quindi ha intrapreso il business gonfiando le varie fatture ed i costi emergenti oltre che ai vari costi degli uffici tecnici di competenza e le relative autorizzazioni.
Il rischio dei PVQ inoltre è che le imprese possano usufruire del prestito erogato dalla Banca in loro favore, per il finanziamento del verde pubblico, ed infine scappare con l’ingente somma di 400 mila euro senza sviluppare l’incarico conferito.
Sprechi di denaro, progetti non finiti, frodi stanno affossando quanto di bello e utile il progetto dei PVQ può ottenere. E’ di questi giorni, per fortuna, la notizia che esperti del settore (per es. il Presidente FIIS Cesare Pambianchi) si stanno organizzando per portare un pò di ordine e per rilanciare questo tipo di progetti in modo da restituire al cittadino un utile e bel servizio. Aggiornamenti, quindi, in futuro.