Olimpiadi 2020: un’occasione persa per Roma e non solo

Come tutti sanno la città scelta per ospitare le Olimpiadi del 2020, le trentaduesime dell’era moderna, è stata Tokyo, che quindi, a distanza di 56 anni tornerà ad ospitare i Giochi. Nella votazione finale la città nipponica ha battuto Istanbul.
La sensazione, al termine del lungo percorso che ha portato alla scelta di Tokyo, è che Roma abbia gettato al vento una chance incredibile per riportare in Italia, a esattamente 60 anni dall’ultima volta in cui accadde, quando fu proprio la Citta Eterna ad ospitarla, questa manifestazione, la cui importanza non è solo sportiva, ma anche culturale e sociale. Una sensazione rafforzata anche dal pensiero del Presidente della Federazione Italiana Imprenditori Sportivi, Cesare Pambianchi.

A far emergere tale sensazione, foriera di rimpianti, è stato il fatto che le tre finaliste che si sono giocate la partita conclusiva, non si sono presentate all’appuntamento decisivo con progetti convincenti al 100%. Tutti i progetti hanno palesato problemi e dato adito ad incertezze che, come detto, fanno pensare che con un pizzico di impegno e di coraggio in più Roma avrebbe potuto farcela, così come ribadito più volte dallo stesso imprenditore romano Cesare Pambianchi.

Istanbul, che alla vigilia sembrava avere la vittoria in pugno, ha visto sfumare il sogno dell’Olimpiade a causa della difficile situazione interna, segnata dalle proteste di piazza contro il governo dì Erdogan, il quale ha risposto con una dura repressione. Le tensioni con la vicina Siria, in preda alla guerra civile, hanno fatto il resto e condannato Istanbul alla sconfitta.

Madrid, che ha costruito una candidatura su solide fondamenta organizzative, ha pagato il conto alla crisi economica che attanaglia il paese.
Tokyo, data da tutti come la grande favorita, ha vinto soprattuto grazie alla solidità economica del progetto presentato, ma non era una candidatura contro cui non ci sarebbe stata partita, sia per lo scarso fascino della città, sia per le paure legate ai fatti di Fukushima. Un altro fattore che avrebbe giocato a favore della candidatura di Roma è il dissenso di molti membri del Cio relativamente al fatto che a due anni di distanza dai giochi invernali, che si terranno nel 2018 in Corea del Sud, quelli estivi rimanessero nel continente asiatico.

Roma avrebbe potuto battere questa concorrenza: il suo fascino, unico al mondo, e il favore di molti membri del Cio, che secondo alcune indiscrezioni hanno mal digerito il ritiro della candidatura, potevano davvero fare la differenza.

La decisione che Monti prese in qualità di Presidente del Consiglio, di non appoggiare la candidatura di Roma, è stata giustificata con i costi troppo alti legati all’organizzazione dei Giochi. Ebbene, con questa decisione, non solo Roma ha perso l’occasione di potersi mettere in mostra davanti al mondo intero ma è stata buttata al vento la possibilità di creare occupazione e dare un volto nuovo, migliore, alla città. I precedenti parlano chiaro: ad esempio oggi Barcellona è una delle città più visitate d’Europa anche grazie ai grandi lavori di urbanistica che sono stati fatti in occasione dell’Olimpiade del 1992.

Tutti coloro che hanno spinto per il ritiro della candidatura, affermando che avremmo rischiato di fare la fine della Grecia, andata in bancarotta pochi anni dopo Atene 2004, dimenticano che la crisi greca ha radici molto più profonde, che nulla c’entrano con i giochi del 2004. Inoltre il paragone tra Grecia e Italia è errato fin dai presupposti, in quanto l’Italia, a differenza dei primi, è stata ed è ancora una potenza economica. E poi: chi dice che l’Italia non avrebbe saputo trarre insegnamento da quanto accaduto in Grecia, dove nell’organizzazione dei Giochi vi sono stati molti sprechi e usi del denaro pubblico poco trasparenti? Abbiamo perso un’occasione per mettere alla prova il nostro “sistema paese” anche da questo punto di vista.

Effettivamente i precedenti, a livello non solo di organizzazione ma anche di trasparenza nella gestione dell’immenso fiume di denaro che le grandi manifestazioni sportive comportano, non erano e non sono incoraggianti: basti pensare a Italia ’90 e ai Mondiali di Nuoto del 2009. Ammesse le carenze che abbiamo, purtroppo, sempre mostrato da questo punto di vista, rimane il fatto che un passato negativo non può essere usato come pretesto per stoppare qualsiasi candidatura dell’Italia ad organizzare un grande evento.

Infine, a uscire sconfitta non è solo Roma e, in un certo senso, il made in Italy. Con la scelta di non sostenere la sua candidatura si è tolta agli italiani la possibilità di vivere l’emozione delle Olimpiadi 2020 in casa e di ritrovare, di questo c’è da esserne certi, un motivo d’orgoglio nell’essere italiani.