Qualche esperto di tendenze food lo aveva previsto già nel 2017: il prossimo colore ad imporsi nella cucina sarebbe stato il nero. Il fenomeno, partito dagli Usa, è ormai visibile anche dalle nostre parti. Basta digitare l’hashtag #blackfood per rendersene conto. Ma quali sono i motivi del successo del c.d. “goth style”? E a voi piacerebbe che vi servissero un piatto total black?
Cibo nero: la scalata del goth style
La ricercatrice e psicologa del marketing Anna Zinola ha scritto di recente un libro, intitolato “La rivoluzione nel carrello” (ed. Guerini Next), nel quale, tra gli altri argomenti, affronta anche l’ultima tendenza gourmet che porta alla ribalta il principe dei non colori, ossia il Nero. Il black si è fatto strada tra i piatti più fotografati e condivisi in Rete e nei menù più cool: Stando ai risultati di una recente ricerca, il cibo nero (o goth food, da gothic) è tra i dieci più richiesti a Milano e in capitali come Amsterdam, Bruxelles e Varsavia, e sta scalando le classifiche anche a Vienna, Lisbona, e Stoccolma.
Black food: cosa è esattamente?
Alcuni distinguo sono necessari. Ci sono ingredienti di colore nero all’origine (ad esempio il Riso Venere o il nero di seppia, con tutte le sue derivazioni: sughi, ravioli e addirittura il pane), che adesso sono particolarmente in auge. Del gruppo fanno parte anche alcuni ortaggi, come le carote nere: in pochi lo sanno, ma sono le più antiche e quelle da cui derivano tutte le altre varietà, incluse quelle arancioni. Ci sono poi alimenti che non sono neri in natura, ma lo diventano passando attraverso particolari lavorazioni. Per esempio, l’aglio nero, che è aglio fresco lasciato fermentare per 30 giorni in un ambiente a umidità e temperatura controllate. Ha un sapore più dolce, non lascia l’alito cattivo e anzi si caratterizza per un gradevole retrogusto di liquirizia. Varie ricerche hanno dimostrato le sue superiori virtù nutrizionali e, in particolare, le marcate proprietà antitumorali.
Alimenti effetto maquillage
C’è infine una grande varietà di alimenti che si presentano in black perché addizionati con i coloranti. Il più diffuso e conosciuto è il carbone vegetale, noto anche come E153 e ormai facilmente reperibile ovunque. Parliamo di pizza, brioche, biscotti, ma anche mozzarelle (la Nera di Bufala è stata brevettata dal caseificio casertano D’Angelo) e cocktail (come lo sciroppo Gum Nero lanciato recentemente dalla Fabbri). Il carbone vegetale è inodore e insapore, inoltre non aggiunge nulla sul piano nutrizionale. L’unico “black” che fa bene, perché ricco di pigmenti antiossidanti, è quello “originario” (quello del riso Venere e del nero di seppia, della carote dark e dell’aglio fermentato). Il resto è moda, colore, sorpresa, tendenze food per fare colpo.