La rete telefonica
Dall’invenzione del telefono, della metà del 1800, prima lentamente e poi sempre con maggiore velocità l’uomo costruì una rete di comunicazione su doppino telefonico che avrebbe permesso collegamenti audio tra tutti i punti della terra.
La massima frequenza veicolata da questi cavi poteva essere limitata alla banda necessaria per una buona intellegibilità vocale, cioè 3.400 Hz.
L’era digitale
Con l’invenzione delle tecnologie digitali, molti percepirono l’importanza di sfruttare la rete di collegamenti telefonici già presente e capillare per trasmettere attraverso lo stesso doppino, anziché segnali audio, un segnale analogico, sempre a banda limitata a 3.400 Hz, contenente dati digitali.
Questa tecnica fu sfruttata negli anni ’60 per il cosiddetto FAX, che permetteva di trasmettere a distanza, tra 2 punti connessi telefonicamente, i dati digitali contenenti le informazioni di una o più pagine di tipo cartaceo.
I computer
Con l’avvento sul mercato e la diffusione sempre più massiccia dei computer, l’idea di collegare questi dispositivi attraverso la normale linea telefonica sarà un’idea vincente, che darà luogo a internet e al Web.
All’inizio (siamo alla metà degli anni ’90) la velocità di comunicazione era ancora ridotta: i modem analogici con collegamento “dial-up” erano limitati a 56 kbit/s.
Nonostante le limitazioni del sistema il successo fu notevole, tanto da catalizzare ricerche volte a superare questi limiti.
L’ADSL
Il vero volano per il successo del Web è stata l’introduzione delle tecniche DSL (Digital Subscriber Line) tra le quali l’ADSL (dove A sta per Asymmetric) è la più utilizzata.
Con queste tecniche sul doppino telefonico sono veicolate tre bande di frequenza che contengono tre informazioni separate: la parte più a bassa frequenza è dedicata alla voce, segue, a frequenze più elevate, quella dedicata all’upstream, e quindi quella per il downstream.
Poiché, in internet, è normalmente più importante avere elevate velocità di download che di upload, è conveniente avere la banda dedicata all’upstream più stretta di quella relativa al downstream. Proprio in questo consiste quella asimmetria citata nella sigla ADSL.
Introdotta agli inizi del 2000, l’ADSL poteva vantare una velocità teorica di 2 Mbps in download.
I progressi tecnologici dal lato centrale e dal lato modem hanno portato la velocità di download fino a 7 Mbps, anche senza modificare il tipo di collegamento, sempre realizzato con filo di rame.
Per superare questo limite occorrerà cambiare lo standard di trasmissione. Con l’ADSL2 oggi si ottengono download fino a 12 Mbps che diventano 24 Mbps con l’ADSL2+.
Invece, per superare il “muro” dei 30 Mbps si deve ricorrere alla fibra ottica, almeno nel tratto dalla centrale all’armadio di distribuzione, che deve essere situato a non più di 250 metri dall’abitazione. L’ultimo tratto, se relativamente breve, può, infatti, funzionare anche a 30 Mbps o piu’. Questa tecnica è chiamata FTTS, cioè “Fiber to the Street”, e la tecnologia di trasferimento dati che consente queste velocità su doppino è chiamata VDSL2.
Attualmente, la massima velocità disponibile in alcune zone della rete italiana è di 100 Mbps, che è generalmente possibile quando la fibra ottica arriva direttamente in casa, sostituendo quasi completamente il doppino di rame. In questo caso si parla di tecnica FTTH, cioè “Fiber to the Home”.
Ma il progresso in questo campo non si ferma: per il futuro si parla già di 1 Gbps, ottenibile con una tecnologia in fase di sperimentazione della quale si prevede la disponibilità tra non molto tempo.